NAPOLI – Sono 27.600 i fuochi d’artificio scoperti e sequestrati dai finanzieri del Comando provinciale di Napoli, botti illegali che avrebbero fatto guadagnare 110mila euro. Trovati in un casolare tra Melito e Sant’Antimo. Gli ordigni, privi di qualsiasi certificazione di norma, erano stipati in una struttura situata a pochissimi metri da un edificio scolastico.
IL SEQUESTRO – I finanzieri hanno sequestrato altro materiale, polvere pirica, micce e cartone, necessario alla produzione artigianale di fuochi. Una tonnellata di botti potenzialmente pericolosi per l’incolumità degli acquirenti. E’ stato trovato un grande quantitativo di bombe carta oltre alle famigerate “cipolle”. Due uomini, di 59 e 54 anni, sono stati trovati al lavoro ed arrestate dai finanzieri. I reati loro contestati sono produzione e detenzione illegale di fuochi d’artificio.
I FUOCHI KILLER – Con l’approssimarsi di ogni Capodanno si intensificano a Napoli e in tutta la provincia i controlli delle forze dell’ordine per contrastare un fenomeno che, nel periodo che va da fine novembre e fine dicembre, porta introiti alla camorra inferiori solo allo spaccio di droga. Secondigliano, Pianura e piazza Mercato i principali luoghi di produzione e smercio di materiale pirotecnico illegale. I botti più pericolosi seguono la moda del momento: si è passati dalla “bomba di Maradona” degli anni ’80, alla bomba Maya dell’ultimo periodo. Una moda pagata a caro prezzo dalle persone che si rivolgono al mercato illegale dei fuochi d’artificio. E’ infatti una ormai triste tradizione degli ospedali partenopei il vedersi arrivare, nell’occasione dei festeggiamenti per la fine dell’anno, persone ferite, in non rari casi gravemente, dallo scoppio di petardi confezionati senza seguire alcuna regola. Un giro d’affari, quello dello spaccio dei fuochi illegali, di svariati milioni di euro che viene controllato dai camorristi, affiancati negli ultimi anni dai cinesi.
Antonio Folle