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di Violetta Luongo
NAPOLI – Ecclettico, irriverente e poliedrico, Lino Barbieri piace e stupisce la platea del teatro Cilea. Tra la satira e l’amara ironia il comico napoletano attraversa l’Italia, un Paese in declino, che si sforza di uscire da una crisi economica che attanaglia tutti, percorsa dalla successione di vari governi che l’hanno segnata e indebolita. Ed è proprio l’Italia che finisce in ospedale, in sala operatoria, nelle mani del primario del Cardarelli, il dottor Isacco Intestinale. Le condizioni della ricoverata sono davvero gravissime e il Dott. Intestinale, per poter sciogliere la prognosi, ed indicare diagnosi e terapia, illustra, attraverso vari personaggi, le cause che presumibilmente hanno condotto al ricovero.
DA SAVIANO A SCHETTINO – Richiamati in scena, coloro che hanno reso disperate le condizioni dell’Italia: la Politica, la Corruzione, l’Economia, la Solitudine, la Depressione, la Speculazione Edilizia, la Violenza, la Comunicazione, i Disastri Naturali. Ed è sempre lui, da solo, a mettere in scena con un semplice cambio di parrucca, tutti i personaggi. La voce, lo sguardo cambiano a seconda dei contenuti e Barbieri conferma il suo essere caratterista, strappando risate e applausi. Impareggiabile è il momento in cui imita Roberto Saviano, con identica mimica facciale e tonale, e il breve monologo sul “clan scimpanzè e la capa boss papera” è esemplare. Non risparmia proprio nessuno, dalla Tv spazzatura chiamando in causa la De Filippi, “metà Maria e metà Maurizio Costanzo”, agli esodati, al dramma dell’Ilva di Taranto dove un operaio deve decidere se “morire di cancro o di fame”, fino all’attualissima elezione di Mattarella o alla condanna del comandante Schettino che avrebbero dovuto farlo “ministro del lavoro, per i numerosi posti di lavoro che ha creato con l’incidente della Costa Concordia”.
OMAGGIO A PINO DANIELE – Se la satira dello showman mette sotto accusa la politica italiana, senza distinzione di colore e bandiere, viene omaggiata invece in tutti i modi la musica. Eugenio Bennato che canta contro l’agenzia delle Entrate, il molleggiato Celentano, il “piagnucolone” Cocciante, Eros, Renato Zero e l’immancabile omaggio-ricordo a Pino Daniele, prima in una versione tutta personale di “Je so pazzo” che diventa “Cos ‘e pazz” e poi ringraziando il cantante scomparso improvvisamente lo scorso 4 gennaio. Introdotto dall’interpretazione di Malafemmena l’emozionante monologo sul femminicidio, in cui si racconta, con versi che ricordano la famosa canzone di Mia Martini “Gli uomini non cambiano”, di un “uomo perbene” costretto ad uccidere la sua donna perché è “solo colpa sua”. Dunque la pungente e amara riflessione del cabarettista mette d’accordo la platea e il debutto napoletano si rivela un successo.
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