Napoli. Quando nel lontano 1968 i tecnici Citroen progettarono la Mehari non avrebbero mai potuto immaginare che la loro creazione sarebbe diventata un simbolo di legalità. Oggi, per Napoli e per i Napoletani, quell’autovettura dalle forme cosi inconsuete è diventata il simbolo della lotta alla criminalità organizzata nella nostra città. Fu proprio in una Citroen Mehari che il 23 Settembre 1985 i killer della camorra spezzarono la giovane vita di Giancarlo, cronista del Mattino da sempre impegnato a far luce sui misteri delle collusioni tra politica e malavita.
LA MEHARI- Migliaia di chilometri ha macinato quella piccola autovettura verde appartenuta a Giancarlo Siani. Era infatti utilizzata nel tragitto quotidiano percorso da Giancarlo tra Napoli e Torre Annunziata, dove il giornalista ha mosso i suoi primi passi. Dopo l’omicidio fu, per un breve periodo, tenuta a disposizione degli investigatori per le indagini. Successivamente fu venduta all’asta e se ne persero le tracce fino a quando, nel 2009, fu ritrovata in modo del tutto casuale in Sicilia dal regista Marco Risi che la utilizzò per le riprese del suo Fortapasc.
L’OMAGGIO DELLA CITTA’- Oggi, a 28 anni dall’omicidio di Giancarlo, la Mehari ha ripreso vita, percorrendo tutti i luoghi simbolo della vita del giovane cronista. Numerose le autorità che si sono avvicendate alla guida. L’auto, guidata dallo scrittore Roberto Saviano, è partita da piazza Leonardo, luogo dell’omicidio, ha poi proseguito verso il liceo Giambattista Vico, dove Siani aveva compiuto i suoi studi. Gli studenti hanno reso omaggio esponendo lo striscione “Giancarlo non è mai andato via da queste mura”. Guidatore successivo è stato Don Luigi Ciotti, destinazione piazza Dante, dove Don Ciotti ha lasciato il volante al magistrato Armando d’Alterio che ha mostrato un articolo di Siani. Tappa successiva la Questura di Napoli, dove si sono contestualmente svolti una serie di convegni che hanno discusso temi quali la repressione anche economica del fenomeno camorristico, la guerra al narcotraffico e la questione delle “nuove leve” della camorra. La vettura ha poi proseguito, alla guida di Giovanni Minoli, verso la sede del Mattino. A festeggiare l’arrivo dell’auto, tra gli altri, Paolo Siani, fratello del giornalista e Rosaria Capacchione, parlamentare e cronista che da anni vive, come Saviano, sotto scorta a causa delle minacce della camorra. La Mehari ha poi concluso il suo viaggio in quella che è stata la sala rotative del giornale. Alla guida Daniela Limoncelli giornalista del Mattino che è stata compagna di banco di Giancarlo. Così si è espresso il Sindaco Luigi de Magistris: «Quella macchina che cammina ha una grandissima potenza. Farà il giro del mondo, nei luoghi dove i giornalisti hanno il coraggio di denunciare. Importante partire da Napoli».
UN SIMBOLO VIVO PIU’ CHE MAI- All’arrivo nella sede del Mattino si è svolta la decima edizione del premio Giancarlo Siani. Dal 24 al 26 settembre l’auto resterà nella ex sala rotative e farà da sfondo a una serie di incontri con gli studenti sul tema del giornalismo e della libertà di stampa a cui prenderanno parte diverse autorità oltre ai giornalisti del Mattino. Dal 27 settembre al 15 ottobre l’auto di Giancarlo sarà al Palazzo delle Arti di Napoli, dove si svolgeranno una serie di convegni dedicati alle vittime innocenti della camorra e al sempre attuale tema della libertà di stampa in Italia.
Antonio Folle