La Terra dei Fuochi: La voce di chi ci vive

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La Terra dei Fuochi. Un neologismo, tutto campano, made in Sud. Una denominazione dal sapore “tossico”. È il nuovo nome dell’inferno, uno scenario dai toni danteschi: fiumi di pergolato, ecoballe che si sbriciolano nel terreno, compostaggi chimici, veleni bruciati nell’aria e respirati senza cognizione, inceneritori non a norma e coltivazioni infette (leggi l’articolo). I responsabili: aziende, ecomafie, ditte straniere e lo Stato che sapeva ma non interveniva, o che permetteva e il male che ne approfittava.

Ormai si sa tutto e tutti sanno. Il triangolo della morte Napoli-Caserta, è contaminato in vario modo dalla “monnezza”: 47 comuni e una zona rossa compresa tra il litorale domizio-flegreo e l’agro Aversano (non sono risparmiati neanche Pozzuoli, Napoli e Monte di Procida. Fonte Ministero della Sanità).

L’attenzione per il mare chimico sotterraneo si è risvegliata grazie al servizio televisivo della giornalista de Le Iene, Nadia Toffa, trasmesso in onda martedì 1 ottobre, che ha lanciato nell’etere un documentario agghiacciante. Testimonianze di donne, uomini e bambini che perdono la vita, storie di parenti e amici che non ci sono più, cartelle cliniche di mezza Campania che parlano di morti, neuroplasie e patologie dell’apparato respiratorio.

 

L’OPINIONE PUBBLICA SI SENSIBILIZZA. Le coscienze sono già ormai sensibilizzate e cresce il sostegno e la solidarietà di quanti chiedono un riscatto per la Campania in-felix”: marce di protesta, fiaccolate, flash-mob, dichiarazioni personali.

L’Associazione per la Tutela dei Diritti e dell’Ambiente La Terra dei Fuochi ha aperto un blog su internet in cui si raccolgono dati, video, informazioni e denunce dei cittadini per combattere questo biocidio. Il presidente A. Ferrillo ha organizzato una petizione indirizzata al Capo dello Stato, ai Presidenti di Comune, Provincia, Regione, Consiglio dei Ministri, ASL, etc. per “fermare questo disastro civile ed ambientale”.

E due paladini d’eccezione si schierano in prima linea in questa lotta: da un lato l’attore e comico Alessandro Siani – che ha invitato il premier Letta ad occuparsi un po’ del “triangolo maledetto” – e la Chiesa locale nella persona di padre Maurizio Patriciello (leggi articolo qui).

 

LA VOCE DEL TERRITORIO. Ma la reazione più forte e vera è quella delle persone di tutti i giorni, dei cittadini comuni mortali. Chiedono la bonifica della loro terra per il futuro dei figli. Chiedono di poter mangiare e bere pulito. Ma soprattutto chiedono di spezzare queste catene di “diabolica collaborazione” tra potere politico e strutture malavitose. Lo fanno affidandosi all’efficacia della parola, veicolo di denuncia e di verità.

 

Riccardo, imprenditore: “Ho 35 anni, ho paura e non mi vergogno a dirlo. È arrivato il momento di reagire. Purtroppo sono tra quelli che pensa di lasciare questo territorio, mi dispiace, troppe persone care sono state colpite da malattie pur avendo una vita sana. So che in 35 anni sono stato avvelenato senza saperlo, ma penso non sia mai troppo tardi per salvarsi”.

Come lui, anche Stefania, risiede a Marano di Napoli e gestisce un’attività commerciale: “Sono zia di cinque bellissimi bambini e nel guardare il servizio delle Iene mi sono sentita lacerare il cuore. Ho difeso e tutelato la mia terra laddove ho potuto. Dopo un’esperienza all’estero, ho pensato seriamente di prendere la mia famiglia e scappare. È  più facile scappare o restare? Vorrei combattere. Bisogna impegnarsi attivamente, scendere per strada e far sentire la nostra voce”.

Massimiliano, operatore socio sanitario residente a Villaricca, 39 anni, teme che a questo disastro ambientale non ci sia più rimedio: “Ho paura perché ho ancora tanta voglia di vivere, perché guardo i miei nipoti,al futuro dei tanti bambini che vengono al mondo. Voglio trovare la forza di lottare e far sentire la mia voce”.

Valentina ha 19 anni, quartiere Scampia. Ha le idee chiare: “Il problema dei rifiuti esiste da tempo e non si riesce a risolvere. Non si può più vivere con la paura di essere avvelenati. Molte persone si ammalano e muoiono… Noi vogliamo vivere! Le istituzioni devono fare la loro parte e i cittadini devono imparare ad essere più puliti”. Si è iscritta alla Facoltà dei Servizi Sociali.

Il piccolo Gabriele, 5 anni, è nato e vive nel quartiere di Pianura, gli piace vivere e non vuole morire. La madre, Marianna, denuncia da sempre l’emergenza rifiuti nella zona. Ricorda bene come i suoi concittadini manifestavano contro la riapertura della discarica in zona Pisani: “Sono passati cinque anni e non si è mosso niente, nessuna bonifica..tra parenti e conoscenti si sono raddoppiati i casi di tumore. Viviamo un incubo in cui nessuno è escluso. Il mio pensiero va ai bambini, ne ho due e non voglio per loro un futuro di munnezza”.

Anche Sara, 4 anni, vuole che la sua città non muoia perché “merita un futuro migliore”. La sua famiglia è residente in Calvizzano. La madre, Barbara, grida: “Non vogliamo morire per colpa umana!Vogliamo che i nostri figli abbiano il futuro che meritano!”.

E Francesca, 29 anni, impiegata, trasferita dopo il matrimonio a Giugliano in Campania, è una madre angosciata, ma si affida alla fede: “La terra in cui viviamo è quel mostro che i nostri bimbi spesso immaginano di vedere di notte non sapendo che è solo un ombra. Oggi in realtà esiste per davvero e sta rovinando le nostre vite. Signore Gesù, intervieni con potenza e donaci la forza per combattere contro ogni male”. Ha contratto una forte dermatite, scompensi alla tiroide e ha perso due gravidanze anni fa a causa dell’aria malata.

 

 

Giovanni Postiglione

Redazione

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