di Violetta Luongo
NAPOLI – Il truffatore che viene truffato, l’ingannatore che viene ingannato. Una rete intrecciata di equivoci regge tutta la trama della opera “L’ispettore generale” in replica al Bellini di Napoli fino al 23 febbraio. Con un divertente Rocco Papaleo il pubblico è trasportato in un piccolo paesino della gelida e nevosa Russia in cui tutti gli esponenti burocratici si danno da fare per ospitare al meglio un funzionario statale affinché non veda e denunci le magagne e le truffe degli enti pubblici. Ma poi saranno gabbati a loro volta.
IL METATEATRO – La pièce satirica, della regia di Leo Muscato, fu scritta nel 1836 da Nikolaj Gogol, uno dei più grandi capolavori della drammaturgia russa. Ed è proprio lo scrittore russo ad esser citato verso la fine quando il potestà Papaleo teme di diventare protagonista di un’opera buffa di pubblica derisione, innescando così la tecnica del metateatro. Sul palco anche i bravissimi Elena Aimone, Giulio Baraldi, Letizia Bravi, Marco Brinzi, Michele Cipriani, Salvatore Cutrì, Marta Dalla Via, Marco Gobetti, Daniele Marmi, Mauro Parrinello, Michele Schiano Di Cola, Marco Vergani. Spassoso e di una comicità di fantozziana memoria Daniele Marmi, l’ingenuo e poi furbo ispettore generale che involontariamente trova fortuna e amore in questa piccola provincia russa.
LA CORRUZIONE ZARISTA – Il cambio della sola scenografia è affidato agli stessi attori che con leggiadra e armonica piroetta alternano le scene fatte di porte e finestre, di entrate ed uscite, di dentro e fuori, come in una metaforica immagine tra ciò che appare e ciò che l’uomo è. La neve e la musica purifica tutto anche i più biechi e immorali atteggiamenti umani che Gogol, con le sue opere, ha sempre cercato di denunciare: dalla corruzione zarista agli sporchi affari delle pubbliche amministrazioni, in cui è la società a corrompere l’uomo e non il contrario.