Traffico di rifiuti speciali e pericolosi: ecco quanto guadagnano i clan e quanto risparmiano le ditte del nord con lo smaltimento illegale di rifiuti

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“Noi appena tocchiamo la monnezza la facciamo diventare oro”. Questa frase pronunciata da un camorrista e intercettata dalle forze dell’ordine nel lontano 2003 è emblematica di come la camorra sia coinvolta nel più grande disastro ambientale perpetrato in un paese civile. Le cifre dello scandalo sono da capogiro. Svariati milioni di euro incassati dai clan e altrettanti milioni di euro risparmiati dalle ditte –quasi tutte localizzate nel nord Italia, in Austria e nella Germania meridionale- che producono rifiuti speciali pericolosi.

 

LE CIFRE– La produzione di rifiuti speciali, secondo le stime dell’ ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale- è di circa 137,9 milioni di tonnellate annue, un dato in aumento del 2,4 % rispetto allo scorso anno. Da questo dato vanno estratte le cifre della produzione dei rifiuti speciali cosiddetti “pericolosi”, quelli che sono recentemente balzati agli onori della cronaca per gli avvelenamenti che stanno provocando in Campania. I dati ufficiali parlano di circa 5,3 milioni di tonnellate annue prodotte: il 24,5% del totale è composto da “Fanghi derivanti dalle acque reflue industriali” con un quantitativo pari a circa 2,4 milioni di tonnellate (24,5% del totale prodotto), seguiti dai “Veicoli fuori uso” con quasi 1,7 milioni di tonnellate (17,3%) e dai “Rifiuti chimici” che rappresentano il 14,0% del totale dei rifiuti pericolosi prodotti, con 1,3 milioni di tonnellate. Analizzando il solo dato inerente i fanghi derivanti dalle acque reflue industriali si evince come, al netto dei prezzi medi delle ditte di smaltimento legali, il costo “legale” per lo smaltimento sarebbe di circa 900.000 euro. I clan possono garantire lo smaltimento dello stesso quantitativo di rifiuti per la metà del prezzo ufficiale, portando un risparmio per le ditte produttrici di almeno 450.000 euro per i soli fanghi di depurazione. Un giro di affari che a partire dal 1982, secondo le recenti indagini della procura ha portato alla malavita organizzata un introito di 600 milioni di euro.

I PRODUTTORI– Secondo le indagini del Procuratore Giandomenico Lepore, la maggior parte dei rifiuti proviene dalla Lombardia, dal Veneto e dalla Toscana, tre delle regioni più industrializzate d’Italia. Nelle recenti escavazioni dei terreni contaminati sono state rinvenute tracce di solventi chimici e di scarti di lavorazione di industrie non presenti sul territorio Campano. Il traffico di rifiuti nocivi non si limiterebbe, però, solo all’ Italia. Una grossa quantità proverrebbe dagli stabilimenti industriali Austriaci e del sud della Germania, andando a formare un totale di circa 10 milioni di tonnellate di rifiuti speciali pericolosi inviati ogni anno in Campania e smaltiti illegalmente.

LA TERRA DEI FUOCHI– La zona maggiormente colpita del fenomeno è la cosiddetta “terra dei fuochi”. Il nome deriva direttamente dai numerosi roghi di rifiuti che si registrano nelle zone del nord di Napoli e del Casertano. Da quando è entrato in vigore il reato di “organizzazione di traffico illecito di rifiuti”, quasi il 35% dei traffici di rifiuti illeciti accertati in Italia si concentra nella sola Campania. In questa parte d’Italia sono aumentati di circa il 300% i casi di tumori ai danni della popolazione. Un dato agghiacciante se si pensa che sono in molti casi coinvolti bambini sotto i 10 anni. Da sempre il parroco anticamorra, don Patriciello, denuncia alle autorità lo scempio ambientale che si sta consumando ai danni della popolazione Campana. La “strage silenziosa” non riguarda, però, la sola terra dei fuochi: nella maggioranza dei casi nelle immediate prossimità –spesso addirittura sopra- delle discariche abusive contenenti rifiuti tossici sono presenti campi coltivati. I prodotti della terra coltivati in Campania, oltre al consumo in loco, vengono esportati in tutta Italia e ,come recentemente svelato nel corso di una inchiesta televisiva, acquistati da grandi multinazionali di surgelati e cibo in scatola.

IL METODO CAMORRISTICO– Quando l’ignoranza e l’aperta collusione non è riuscita a vincere la resistenza dei proprietari terrieri nei quali sono state create le discariche abusive, ci ha pensato il braccio violento della camorra. Si registrano, infatti, casi di intimidazioni e danneggiamenti ai danni dei contadini della zona che si sono visti costretti, spesso loro malgrado, a coltivare la loro stessa terra inquinata da rifiuti tossici. I clan hanno organizzato, in alcuni casi, delle vere e proprie simulazioni di compostaggio, beneficiando dei soldi derivanti dagli incentivi statali. Oltre al danno la beffa se si pensa che lo smaltimento dei rifiuti avviene quasi a costo zero. Non solo ai terreni agricoli si limita, però, lo sversamento abusivo. Qualsiasi cava è adatta, secondo il metodo camorristico, ad accogliere i rifiuti. In alcuni casi sono state persino adoperate le cisterne dismesse di pompe di benzina ormai chiuse. Sotto osservazione, da parte degli enti di bonifica che stanno effettuando i rilievi, anche la superstrada nella zona di Villa Literno. Si sospetta infatti che durante i lavori di costruzione dell’arteria stradale siano stati sversati grandi quantità di rifiuti tossici nelle cavità create per la costruzione dei piloni di sostegno dell’autostrada. Lastroni di amianto vengono inoltre quotidianamente bruciati insieme a pneumatici e a materiale di risulta edilizio, anche in prossimità di centri abitati, rendendo l’aria non solo irrespirabile a causa del cattivo odore ma addirittura tossica per la popolazione.

NON SOLO CASALESI– Secondo la DDA sono almeno 39 i clan coinvolti nel giro d’affari dei rifiuti. Oltre ai Casalesi sono coinvolti i Mallardo di Giugliano e tutta la pletora di clan, piccoli e medi, che aleggia intorno ai due poli camorristici di maggiore importanza. Le indagini hanno svelato ampie collusioni tra malavita organizzata e politica. Emblematico il caso dell’esponente del PDL Nicola Cosentino, più volte coinvolto in inchieste della DDA di Napoli sulla camorra. L’ex sottosegretario all’Economia del partito di Berlusconi è attualmente agli arresti domiciliari ed è imputato in due processi per concorso esterno in associazione camorristica e reimpiego di capitali illeciti.

LE ASSOCIAZIONI DI CITTADINI– Numerose le iniziative che stanno prendendo piede in questi giorni da parte di diversi comitati di cittadini autonomamente costituiti. Sono previste marce e sit-in di protesta in tutta la Campania.  Instancabile l’opera di padre Maurizio Patriciello che sia tramite i social network che tramite la sua attività in prima persona sul territorio sta notevolmente sensibilizzando le autorità e l’opinione pubblica circa la tragedia che si sta quotidianamente consumando nella terra dei fuochi. Notevole anche la partecipazione di numerose star dello spettacolo che, tramite l’iniziativa “la terra dei fuochi non deve morire” hanno simbolicamente “adottato” un paese vittima degli sversamenti abusivi di rifiuti tossici. Numerose le personalità che hanno espresso il loro apprezzamento per l’attività di Don Patriciello, primo fra tutti, il pontefice.

 

Antonio Folle

Redazione

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